La dipendenza affettiva appartiene ad una tipologia di dipendenze umane dalle sfaccettature complesse e intricate, parlarne è quanto mai attuale, considerato che gli esseri umani moderni presentano sempre maggiori tratti di asservimento psicologico verso elementi esterni, talvolta davvero pericolosi, dimenticando quel principio di saggezza personale , che dovrebbe fungere da “mediatore” interiore, equilibrando le richieste della realtà esterna, rispetto alla disponibilità interiore a soddisfarle.
I legami collusivi che sono alla base delle dipendenze affettive sono figlie di un “patto scellerato e fraudolento tra le parti in gioco”, Murray Bowen psichiatra e fondatore della terapia familiare e sistemica (1979) lo scrive in un suo trattato indicando nel termine “contratto fraudolento”, tutta la complessità dell’accordo inconscio nel quale ognuno dei partner, coglie l’immagine dei bisogni profondi dell’altro, e agisce come se proprio lui stesso dovesse essere la persona che potrà soddisfarli, pur essendo realisticamente impossibile tener fede a questo patto.
Quale fase più delicata della storia di ogni essere umano poteva essere il luogo di questa illusione se non la fase dell’innamoramento?
Ed è proprio nell’innamoramento che questo particolare tipo di legame colluso e dipendente prende forma, trasferendo impropriamente su se stesso le caratteristiche di una relazione d’amore autentica.
Per fortuna non tutti gli innamoramenti hanno queste caratteristiche, esistono relazioni sane in cui l’amore e la reciprocità prevalgono, ma ritengo sia giusto sia per le nuove generazioni, che per quelle più vecchie conoscere gli indicatori delle relazioni invischiate, provando così ad incoraggiare una educazione ai sentimenti e agli affetti, che sia un percorso personale di crescita emotiva e affettiva, e che il successo della propria vita relazionale non resti solo dote della buona sorte familiare, , poiché non tutti hanno la fortuna di avere esempi familiari coerenti e soddisfacenti affettivamente, che possano servire da guida nel proprio percorso d’amore. . .
Tornando alla fase dell’innamoramento è facile immaginare che i partner coinvolti nella relazione nascente tendano a proporre all’altro e a se stesso un’immagine ideale di sé.
Nel caso in cui l’immagine proposta corrisponda alla soluzione di bisogni antichi del partner, questi ne verrà sicuramente attratto.
Dunque, l’illusione è l’elemento sul quale si basa questa parte sommersa del contratto, attraverso la forte idealizzazione di sè stessi, dell’altro e della relazione.
Scabini e Cigoli (2000) rimandano per identificare le fasi della relazione amorosa a due immagini, un patto dichiarato, ed un patto segreto, laddove con il primo si intende l’impegno reciproco che è sorretto dal secondo, che ha a che fare con l’intreccio inconsapevole, su base affettiva, della scelta reciproca.
Questa inconsapevolezza personale è piena di inganni, miraggi ed illusioni ed è proprio su questa base incerta che trova terreno fertile le love addiction, esordio non di una vera storia d’amore, ma terreno malfermo in cui talune relazioni si impantanano procurando sofferenza, quando non diventano humus per malesseri profondi.
Con il concetto di collusione intendo indicare gli aspetti “negativi” che, in misura variabile, qualificano la proposta inconscia di relazione, che i due partner si scambiano.
Una certa porzione di aspetti negativi, in ogni relazione affettiva è sempre presente ,infatti ognuno riporta nel rapporto le esperienze di relazioni passate, includendo anche ciò che non ha funzionato o che ha funzionato in modo distorto, finendo per trasportare nel presente aspetti irrisolti che possono muoversi lungo un versante più o meno patologico, ma in uno scambio di reciproco di affetto ed interesse, le trappole possono essere evitate, in forza della costruzione di un legame sincero, autentico ed evolutivo per entrambi i partner, che hanno la possibilità di fare esperienza di Sé, attraverso l’altro, attraverso valori costruttivi come la lealtà, il coraggio, la stima di se stessi.
La coppia si trova, allora a poter scegliere tra due strade possibili: la prima, che indicheremo come la via del dolore, è la strada che viene percorsa almeno una volta nella vita da ogni essere umano, è la strada in cui ogni scambio, ogni energia, ogni comunicazione, vengono impiegati al fine di mantenere la falsa identità di ognuno, collegata soprattutto ai pregiudizi, e alle credenze su sè stessi, sull’altro, e sulla relazione e soprattutto, al mantenimento degli equilibri.
La seconda via, più ardua, ma l’unica possibile se si intende la coppia come strumento di crescita e di evoluzione, è connessa alla possibilità di incontrare quegli aspetti impietriti di sé nella relazione con l’altro e, attraverso quest’ultima, prenderne progressivamente consapevolezza e, coraggiosamente, scegliere di avviare un lento processo di trasformazione.
Esiste sempre una scelta, ed io credo che avendo gli strumenti giusti, in quel mix tra conoscenza ed esperienza che contraddistingue la nostra storia personale, sia una bella sfida da accettare da soli, o insieme al proprio partner, per godere di una relazione ricca e coinvolgente, in cui esprimere emotivamente se stessi senza per questo modificare amore, rispetto e cura nella reciprocità del proprio e altrui amore.
Dr. Monica Fiocco