A volte per sciogliere quel nodo che ci portiamo sul petto, l’unico rimedio possibile è perdonare e lasciare andare.
Smettiamola di credere che il torto subito, o il dolore causato, siano impossibili da mettere da parte, che proprio non ce lo meritavamo o che l’altro sia il peggio del peggio mai incontrato.
Fa male, ovvio, ma se non facciamo un lavoro sul perdono lo farà ancora di più, più a lungo e condizionerà la nostra vita in modo sottile, venendo fuori all’improvviso in un modo sconosciuto.
Le relazioni sono dinamiche complicate, si muovono a passo di danza e a volte capita di andare fuori tempo. Impegniamoci a ritrovare il ritmo, a concedere all’altro un piccolo spazio di manovra, anche dopo un piede pestato.
Non per riprendere da dove si era lasciato. Quando una relazione è autentica, ci si interroga sul da farsi, si cerca di dare un significato all’accaduto, trasformandolo in esperienza di crescita per entrambi, cercando di non rimanere intrappolati nella ragnatela del giudizio e del vittimismo da un lato, e del senso di colpa e della mortificazione dall’altro. E da questo significato si può ricostruire qualcosa di nuovo, insieme o no, ma in ogni caso vero.
Perdonare, un verbo che ha in sé l’idea di un regalo. In effetti ogni volta che perdoniamo facciamo un regalo a noi stessi. Avete presente il movimento di contrazione ed espansione che fa il nostro cuore per mantenerci in vita? Ecco, potremmo pensare al perdono come all’azione di espansione che permette alla nostra anima di rilassarsi, e maggiore sarà stato il dolore che ci ha fatto contrarre, maggiore sarà il senso di sollievo che sentiremo una volta agito il perdono.
Anche quando siamo noi a dover essere perdonati, e cosa ben più difficile , quando dobbiamo perdonare noi stessi. È necessario, dopo le fustigazioni iniziali, prendere coscienza che tutto ciò che ci accade è pregno di senso, e sforziamoci di andarlo a cercare questo senso. Perché il rischio è quello di farci sfuggire l’occasione di migliorarci, di rimediare (se è quello che vogliamo) o semplicemente di restare nella superficialità della vita. Siamo sempre noi a dare senso alle cose, quindi sta a noi decidere se volgiamo stare lì a guardare all’infinito le macerie del castello che abbiamo demolito, oppure fare di quelle macerie una scala per salire al piano successivo.
Perdona e lascia andare, porta la tua anima alla massima espansione, e permettile di continuare la sua evoluzione in libertà e fiducia.
F.D.F.